demenza senile - disturbi cognitivi

I disturbi cognitivi o demenze

Come comportarsi di fronte a disturbi cognitivi o demenze e come riconoscerli?
Vediamolo insieme al Dr. Gerardo Cesari specialista in Neurologia.

Nell’ambulatorio neurologico si vedono molto spesso persone con problemi di memoria, che però tendono a trascurare, dando per scontato che sia colpa dell’età.

Non è proprio così: se da un lato è vero che il cervello tende ad invecchiare come ogni altra parte del corpo, è anche vero che questo avviene solo entro certi limiti, oltre i quali si entra nella malattia.

La perdita di memoria è il segno che si nota più comunemente, ma è più corretto parlare di problemi cognitivi: vedremo sotto quali siano, per poterli notare più facilmente. 

Quali sono le cause più comuni dei disturbi cognitivi?

Le cause delle demenze vere e proprie si possono classificare così:

  • Malattia di Alzheimer (50-60% dei casi). In effetti sappiamo bene cosa succede: nel cervello c’è un accumulo di proteine difettose che, accumulandosi, vanno a distruggere le cellule. Meno chiaro è perché questo succeda.
  • Demenza vascolare (15-20% dei casi). È causata da problemi nei vasi che portano il sangue al cervello, dai più grandi, come le carotidi, fino ai più piccoli.
  • Demenza a corpi di Lewy (15-20 % dei casi). Anche qui c’è un accumulo di proteine patologiche, anche se diverse da quelle dell’Alzheimer. Insieme a questa demenza ce ne sono altre, meno famose, dette Parkinsoniane.
  • Demenza fronto-temporale (di Pick) 2-5% dei casi. Anche questa è causata da un accumulo di proteine difettose all’interno delle cellule del cervello, in particolare appunto nei lobi frontali e temporali

Ci sono però delle condizioni che possono dare dei disturbi cognitivi, senza essere delle vere e proprie demenze degenerative: l’ipertensione arteriosa, la depressione, l’ansia, l’ipotiroidismo, il diabete, il fumo, i problemi respiratori, le apnee nel  sonno, le carenze vitaminiche, i traumi cranici, specie se ripetuti come nel pugilato, l’idrocefalo normoteso, l’abuso di alcool o farmaci, la sordità, l’isolamento sociale

I sintomi più diffusi

Oltre alla perdita di memoria, dobbiamo fare attenzione  ai  problemi di linguaggio (ad esempio non trovare la parola giusta o il nome di un oggetto) alla difficoltà nello svolgere attività che prima erano usuali, a programmare le proprie azioni, a riconoscere e correggere i propri errori,  ad orientarsi  nel tempo e nello spazio, a mantenere l’attenzione…insomma, tutta una serie di campanelli d’allarme che sarebbe bene non trascurare, per poter correre ai ripari prima possibile.

Diagnosi delle demenze

Il problema è che molto spesso i pazienti tendono a negare i sintomi, anche perché non sono in grado di riconoscerli o hanno paura della diagnosi. In tal caso, occorre l’aiuto di un parente per fare un esame accurato. 

Il primo passo è fare dei test specifici per la memoria: in base al risultato di questi, si potrà poi ricorrere ad esami strumentali: una TAC, una Risonanza Magnetica, una PET, fino alla ricerca delle proteine difettose nel liquor, che viene prelevato in centri specializzati, con una puntura nella parte bassa della colonna vertebrale

Possibili terapie

In alcuni casi, quando il problema di memoria (come abbiamo visto sopra) non è dovuto ad una demenza degenerativa, si può tornare indietro, trattando le cause. Se invece ci troviamo di fronte ad una vera e propria demenza, si riesce a fermarla o a rallentarla con dei farmaci specifici e con delle terapie riabilitative.

Per questo è necessario informare le persone che si prendono cura del paziente sui comportamenti da adottare. È importantissimo iniziare subito la terapia, per risparmiare tutta la memoria possibile.  Ma un conto è cercare di risparmiare quando si è ancora ricchi, un conto iniziare a risparmiare quando si è ormai poveri. Cogliere i primi segni è così importante che l’Unione e la Commissione europee hanno considerato le demenze al centro delle attività di ricerca.

È quindi necessario rivolgersi ad un neurologo per iniziare questo percorso insieme a lui.

Testo a cura del Dr. Gerardo Cesari
Specialista in Neurologia